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Laici consacrati: parliamone ancora, Daniela Leggio
Chi è la donna consacrata?, Suor maria Gloria Riva
TEMI APERTI
I piedi degli oppressi, Giulia
A braccia aperte, Antonella T.
CAMMINI DI CHIESA
La sinodalità non semplice procedura operativa, ma forma costitutiva visibile dell’essere e dell’agire della Chiesa, Don Rino La Delfa
Per un cammino sinodale con tutta la Chiesa, Carmela e Grazia
TESTIMONI
Omelia ai funerali di David Sassoli, Card. Matteo Zuppi
DAGLI ISTITUTI
Discorso ai membri dell’Istituto secolare cooperatrici oblate missionarie dell’Immacolata, Papa Francesco
Dall’Io fraterno al noi solidale, p. Alessio Geraci, Francesca Villanova
IN MEMORIA
Padre Domenico Labellarte, Halina Lazarek, Fabrizio Maria Zambuto
ESERCIZI SPIRITUALI
EDITORIALE
Il discorso del presidente Mattarella, in occasione del suo giuramento per la rielezione avvenuta, racchiude in alcune parole un vasto programma politico. Elenca le priorità che attendono l’Italia e le racchiude in due termini: dignità e responsabilità. È un impegno che diventa metodo.
«È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano. Un Paese che cresca in unità. In cui le disuguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno. Un’Italia che offra ai suoi giovani percorsi di vita nello studio e nel lavoro per garantire la coesione del nostro popolo. Un’Italia che sappia superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata. Un’Italia che tragga vantaggio dalla valorizzazione delle sue bellezze, offrendo il proprio modello di vita a quanti, nel mondo, guardano ad essa con ammirazione. Un’Italia impegnata nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, consapevole della responsabilità nei confronti delle future generazioni. Una Repubblica capace di riannodare il patto costituzionale tra gli italiani e le loro istituzioni libere e democratiche».
Mattarella non ha parlato solo ai politici, ha parlato a tutti i cittadini. Ha parlato anche a noi.
Il suo discorso ci invita a non stare comodi. Perché non è facile trovare l’equilibrio tra la consapevolezza di una propria specificità di persone e la coscienza di essere parte di un “sistema” il cui funzionamento dipende dalle nostre azioni e dalle nostre scelte.
Sarebbe ingenuo, certo, negare, che non tutti abbiamo lo stesso potere di agire sulla società. Ma questo non deve portare a sminuire il nostro ruolo, a perdonarci le indifferenze e il disinteresse, a sentirci comodi nel nostro cortile, a restare ancorati alle nostre idee e convinzioni, senza mai metterle in discussione.
È un discorso che ci impone di essere fedeli all’uomo, ci chiede di sentire le persone come famiglia da curare, a cui sentirsi appartenenti e di cui considerarsi responsabili.
E poi… c’è papa Francesco che, nell’occasione del 75° della Provida Mater, ci “mette del suo”…
«C’è un passo nuovo da compiere. In origine avete scelto di “uscire fuori dalle sacrestie” per portare Gesù nel mondo. Oggi il movimento di uscita deve essere completato da un impegno a rendere presente il mondo (non la mondanità!) nella Chiesa. Molte questioni esistenziali sono arrivate in ritardo sulle scrivanie dei vescovi e dei teologi. Voi avete vissuto in anticipo numerosi cambiamenti. Ma la vostra esperienza non ha ancora arricchito sufficientemente la Chiesa. Il movimento di profezia che vi interpella oggi è il passo successivo a quello che vi ha visti nascere. Ciò non vuol dire tornare in sacrestia, ma essere “antenne recettive, che trasmettono messaggi”. Volentieri lo ripeto: «siete come antenne pronte a cogliere i germi di novità suscitati dallo Spirito Santo, e potete aiutare la comunità ecclesiale ad assumere questo sguardo di bene e trovare strade nuove e coraggiose per raggiungere tutti» (Discorso alla conferenza italiana degli Istituti Secolari, 10 maggio 2014).
«La secolarità consacrata è segno profetico che esorta a rivelare con la vita più che con le parole l’amore del Padre, a mostrarlo quotidianamente sulle strade del mondo. Oggi non è tanto il tempo dei discorsi persuasivi e convincenti; è soprattutto il tempo della testimonianza perché, mentre l’apologia divide, la bellezza della vita attira. Siate testimoni che attirano!».
«Siate lievito di verità, di bontà e di bellezza, facendo fermentare la comunione con i fratelli e le sorelle che vi sono accanto, perché solo con la fraternità si sconfigge il virus dell’individualismo (cfr Fratelli tutti, 105). E siate sale che dà gusto, perché senza sapore, desiderio e stupore la vita resta insipida e le iniziative rimangono sterili. Vi aiuterà fare memoria di quanto la prossimità e la vicinanza siano state le vie della vostra credibilità, e di come la professionalità vi abbia conferito “evangelica autorità” negli ambienti lavorativi”».
Due discorsi, un unico impegno: la scomodità. Ci può fare poco piacere, ma è così…
m.r. z.
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