APPUNTI DI SPIRITUALITA’

Caduta e rinascita, Don Marco Pozza

IN PRIMO PIANO

Il “bene comune” della Compagnia di Sant’Orsola, Mons. Rosario (Rino) La Delfa

CAMMINI DI CHIESA

Il logo del giubileo

Lettera del santo Padre Francesco A.S.E Mons. Rino Fisichella per il Giubileo 2025

Intervista a suor Simona Brambilla

TEMI APERTI

Parole di pace in tempo di guerre, Edvige Terenghi

PASSI DI SECOLARITA’

La politica del DNA, Giuseppina Rossi

DALLA CIIS

CIIS Triveneto: Incontri di conoscenza, amicizia, fraternità, Maria Cavagna

Passi di discernimento comunitario alla luce dell’incontro tra Pietro e Cornelio, Fulvia Padoan

Su, venite, discutiamo, Chiara, Renza

IN MEMORIA

Con i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo, Dina Guardini

ESERCIZI SPIRITUALI

APPUNTAMENTI


EDITORIALE

Tra i tanti bizzarri personaggi che “Il piccolo principe” ha incontrato nel suo lungo viaggio attraverso il cosmo, sul quinto pianeta esplorato c’è il Lampionaio. In questo celebre libro di Saint-Exupery, la figura del Lampionaio è quello di colui che ha una consegna, un lavoro: accende e spegne l’unico lampione del suo pianeta in un minuto, in quanto il suo asteroide gira così velocemente che in sessanta secondi
si alternano un’alba e un tramonto. Per lui, la consegna è consegna, il lavoro è lavoro. La consegna è una regola data da qualcuno, senza più nome né quando, è un ordine che viene eseguito in modo passivo. Preferisce farsi guidare dalle situazioni esterne che gli prescrivono i suoi comportamenti piuttosto che interrogarsi sul significato di quello che fa. Si rende conto che il pianeta è cambiato, ma “la consegna non è cambiata”. Forse anche noi ci lasciamo portare da alcune “consegne” ormai radicate: si è sempre fatto così. Oggi più che mai è necessario uscire dallo snervante “accendere-spegnere” la lanterna, ripensare la consegna. Ciò vuol dire recuperare la capacità di rinnovamento del nostro pianeta che gira sempre più in fretta, sempre più “consegnato” ad accumulare, a distruggere, ad approfittare. Il Lampionaio deve prendere coscienza, nel dialogo e nella formazione, che la fedeltà al suo lavoro è veramente utile: quando spegne il suo “lampione” non va soltanto ad eseguire un compito, o, come nel nostro tempo, a ridurre l’eccesso di luci per contenere i consumi, ma contribuisce a disattivare una cultura di discriminazione, di esclusione, di abuso.
Quando accende il suo “lampione”, dà il suo apporto di condivisione per riaccendere la passione, per rinnovare un pensiero che possa tradursi in proposte politiche o sociali, concrete e sostenibili, per mettere al centro il bene comune. È un percorso che ci chiama tutti a diventare “lampionai”, inseriti nelle nostre comunità per realizzare lo specifico della nostra vocazione battesimale. Insieme possiamo farcela.

m.r.z.


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